Io lo so chi ti spinse a partire e non fu desiderio di gloria, io lo so non volevi morire, nè lasciare un ricordo alla storia, io lo so chi ti venne a cercare, fin sui campi, fin dentro a un cortile, io lo so non ci fu da parlare, con chi aveva in mano un fucile. Io lo chi ti guardò partire, sorseggiando un bicchiere di vino, fu lo stesso che poi venne a dire, che eri felice come un bambino. Ma io lo so che non era affar tuo, che non era la tua quella guerra e del resto cos'è che era tuo, certo neanche quel pezzo di terra. Hanno scelto la terra più triste, quella che era costata più cara, quella in cui a migliaia cadeste, che vi accolse e vi fece da bara. Hanno scelto la terra più rossa, quella che era costata più vite ed un corpo in cui solo le ossa, circondassero ormai le ferite. Lo hanno offerto a una patria impazzita, che sfogasse così il suo dolore, han pagato i tuoi anni di vita con un grande anonimo onore. Così oggi sei il milite ignoto, morto in guerra nessuno sa come, dopo averci lasciato la pelle, c'hai rimesso per sempre anche il nome. Ma non sarai certo ignoto ai compagni, che con te avran lavorato, non sarai certo ignoto alla donna, che ti avrà ogni notte aspettato. Non sarai certo ignoto agli amici, che ti avran dedicato le sere, nel ricordo dei tempi felici in cui potevano offrirti da bere. Come sei invece ignoto a quelli, per cui tutto ciò è stato un affare, che cantando siam tutti fratelli, ti ricordano intorno a un'altare. Come sei certo ignoto alle mani, di quel vivo illustre da bene, che verrà a sputare domani, altri fiori sulle tue catene.